Dizionario critico di archeologia e arte islamica

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Dizionario critico di archeologia e arte islamica

Architettura islamicaعمارة إسلامية

L’architettura islamica ( عمارة إسلامية‎) è un termine piuttosto ampio che raggruppa gli stili artistici della cultura islamica dai tempi di Maometto fino ai giorni nostri e che ha influenzato il disegno e la costruzione di edifici o strutture di tutto il mondo. Nacque dall’incontro di elementi provenienti dalla tradizione araba, siriaca, bizantina, persiana-sasanide e, in seguito, anche turca e mongola-cinese.
Le sue forme architettoniche tipiche sono le cupole sorrette da pilastri. Gli edifici più frequenti sono:

– la moschea (masjid),

– la scuola per l’insegnamento religioso (madrasa),

– la tomba (maqbara),

-le case dei nobili (mahal),

oltre a palazzi (qusur) e i giardini.

Artista-artigiano musulmano  – sani

Per l’artista tradizionale, l’arte non è un dono, ma conoscenza da acquisire e, perciò, l’arte tradizionale secondo il senso comune della parola non è ‘auto-espressiva’. Come nell’arte medievale europea e nell’arte orientale, per l’artista islamico era l’eccezione piuttosto che la regola attribuire il proprio nome al lavoro eseguito. La personalità dell’artista non era di alcuna rilevanza per il mecenate tradizionale, che esigeva solamente un uomo a sua disposizione a cui commissionare il lavoro in qualità di artista-artigiano. Tale filosofia punta alla più grande possibilità di liberazione da sé stessi. Per cui, l’artista islamico e tradizionale fu anonimo e raramente firmò con il suo nome. Era il prodotto del suo lavoro che importava e non la sua persona. Quello che contava era il risultato piuttosto che l’azione o chi la faceva.

Bayt al-Mal (casa del tesoro)

E’ una costruzione coperta al centro della corte, dove veniva anticamente conservato il tesoro della comunità. Le moschee successive spesso non ce l’hanno, in alcuni casi è stato trasformato in fontana. Nella moschea di Damasco è stato conservato, forse per ricordare i tempi delle origini.

Estetica islamica

I fondamenti dottrinali dell’estetica islamica si trovano nei seguenti detti del Profeta: “Dio è bello e ama la bellezza”; “Dio ha iscritto la bellezza in tutte le cose”; “Dio desidera che se facciate qualche cosa sia fatto alla perfezione”; “Il Lavoro è una forma di adorazione”. Il perfezionamento del proprio lavoro creando oggetti belli e ben fatti, che servono ad un scopo, diviene una forma di adorazione e un obbligo religioso che l’artista adempie facilmente attraverso l’aderenza alla fede e al suo credo. Gli artisti islamici cercavano continuamente idee nuove e tecniche che potessero intensificare ulteriormente l’incanto e il fascino che abbelliscono la vita intera e fanno della gioia e della bellezza una costante azione interiore.

Ipostilo

Si chiama ipostilo uno spazio chiuso in cui il tetto è sostenuto da colonne. Il termine sala ipostila viene dal greco hypóstȳlos cioè “sotto le colonne” (hypó – ‘sotto’ e stŷlos – ‘colonna’) ma si applica a costruzioni di diverse civiltà.

La sala ipostila con pianta a T

La struttura ipostila strettamente modulare non dà il senso della direzione. Col tempo, le funzioni civili della moschea perdono d’importanza a favore di quelle religiose e la qibla assume un carattere più mistico. Nelle regioni più vicine al Mediterraneo si comincia a sottolineare la qibla, e la direzione che la qibla individua, modificando la proporzione e la disposizione delle navate.

Navata assiale, mihrab, minbar e, quando c’è, maqsura formano un’unica entità, che richiama una sala del trono ed è collegata alle cerimonie regali. Ma più che il potere reale, identifica la direzione portante dello sviluppo della moschea.

Sala ipostila a T di primo tipo: le navate sono tutte perpendicolari alla qibla, ma una è più grande delle altre (Aqsa, Medina, Cordoba)

Sala ipostila a T di secondo tipo: le navate sono parallele alla qibla, tranne una che le interseca perpendicolarmente, detta navata assiale (Damasco, Aleppo, Qasr al-Hayr al-Sharki)

Sala ipostila a T di terzo tipo: le navate sono parallele alla qibla, tranne una che le interseca perpendicolarmente; di quelle parallele, la più vicina alla qibla è più grande e ha una cupola allintersezione con la navata assiale (di Abu Dulaf a Samarra, Qairawan)

 

Caravanserraglio

Il termine deriva dal persiano كاروانسرا, composto dalle parole caravan (كاروان) e sarayı (سرا); in turco: kervansaray. Il caravanserraglio è un edificio costituito in genere da un muro che racchiude un ampio cortile ed un porticato, che veniva usato per la sosta delle carovane che attraversavano il deserto.

Irrappresentabilità

Nessun esplicito divieto di ogni rappresentazione di figure umane è nel Corano; ma numerosi sono i ḥadīth (cioè i detti del Profeta, o a lui attribuiti) che condannano come empia presunzione in gara con il Creatore la raffigurazione di esseri animati. Esemplare a riguardo, e con molte varianti, il ḥadīth sugli angeli che non entrano là dove siano ‘figure’ (in arabo ṣuwar: al tempo di Maometto, con ogni probabilità, ricami ornamentali su cuscini, o fors’anche dipinti murali). Un atteggiamento di diffidenza e ripulsa che riflette l’antico scrupolo semitico verso ogni ‘gara d’imitazione’ con la divinità creatrice, quasi stimolo e tentazione alla idolatria.Scrupoli teologici dunque, radicati nel semitismo, stanno alla base di questo principio limitativo per lo sviluppo artistico entro l’Islam.

īwān

L’īwān (in persiano anche eyvān; in arabo talora līwān), è un elemento tipico dell’architettura islamica.

In linea di massima līwān è un ambiente chiuso e coperto – sito a un’estremità di una qualsiasi costruzione palaziale (in genere moschea, madrasa o mausoleo) – che si apra verso l’esterno e il cui ingresso sia per lo più sormontato da un arco.

Iwan della Moschea del venerdì a Isfahan

Iwan della Moschea del venerdì a Isfahan

Khaṭīb

Imam che pronuncia la khuṭba, l’allocuzione ai fedeli dal minbar.

Al-Khaṭṭ al-manṣūb, ‘scrittura proporzionata’

In origine i caratteri cosiddetti cufici, uniformati per la prima volta nel corso del periodo omayyade, continuarono a essere di rigore per le trascrizioni del Corano su pergamena e per iscrizioni di qualsiasi genere. Molti frammenti di pergamene che riportano passi del Corano, conservate nei musei e nelle biblioteche di tutto il mondo, testimoniano lo straordinario sviluppo delle qualità estetiche dei manoscritti arabi durante il periodo abbaside. Inoltre, nei secc. IX e X, si arrivò alla progressiva regolarizzazione degli scritti in corsivo, che da lungo tempo venivano usati per altri scopi da maestri calligrafi quali Ibn Muqla e Ibn al-Bawwāb, che inventarono e divulgarono il Khaṭṭ al-manṣūb, ‘scrittura proporzionata’, che determinava la misura delle lettere in funzione della larghezza del tratto.

Madrasa

Scuola per l’insegnamento religioso.

Maqbara

La parola araba Maqbara (“mausoleum”; plur.: Maqâbir) deriva dalla parola  Qabr, che significa “tomba”.

Maqṣūra

Uno schermo che separava il signore dai fedeli all’interno della moschea.Non è presente in tutte le moschee. E’ un’area chiusa riservata al principe, vicino al mihrab, con intenti difensivi o onorifici.

Mihrab

E’ una nicchia, ricavata nella qibla, riccamente decorata, ma rigorosamente vuota. Ipotesi di significato:

  1. direzione della preghiera; ma non c’è nelle prime moschee, la qibla e di conseguenza l’intera moschea sono già indicative e non è visibile da tutta la moschea;
  2. identifica una posizione onorifica, quella del principe; ma appare in tutte le moschee, non solo in quelle ufficiali;
  3. nella moschea di Medina corrisponde al punto in cui era solito pregare il profeta, per cui servirebbe a commemorare la presenza del profeta come primo imam; quindi è il primo e forse l’unico elemento che può essere spiegato interamente in termini religiosi e pietistici.

Deriva dalle nicchie classiche, come si ritrovano altrove:

  1. haikal delle chiese copte;
  2. conserva i rotoli della Torah nelle sinagoghe;
  3. posto d’onore per le statue.

Spesso il mihrab è accompagnato da una cupola, di fronte al centro della qibla, che sottolinea la sacralità del luogo. Quest’uso comincia a Medina nell’VIII secolo.

Minareto

Il minareto (in arabo manār, lett. “faro”) è la torre, presente in quasi tutte le moschee, dalla quale il muezzin (muʾadhdhin) cinque volte al giorno chiama alla preghiera i devoti di Allāh.

E’ un’alta torre, attaccata o vicina alla moschea. In origine ce n’è uno solo ed è quadrato (Siria). In Iraq compare il minareto a spirale (Samarra), in Iran nell’XI secolo quello cilindrico e più tardo è quello composito. Non esiste nelle primissime moschee, ma compare per la prima volta in Siria o in Egitto. Sembra che i primi siano i quattro della moschea di Medina nel restauro di al-Walid (707-709). Altri candidati sono Damasco e Fustat. A Damasco è la torre dell’antico temenos romano su cui sorge la moschea.

Il suo uso è più simbolico che reale (i muezzin spesso continuano a chiamare dai tetti) e indica la presenza dell’Islam soprattutto ai non musulmani: difatti, nasce in una città, Damasco, in origine a maggioranza cristiana e dov’era più difficile per i muezzin sperare di raggiungere tutti.

Minbar

Una moschea può spesso avere anche un pulpito (minbar), dall’alto del quale un particolare Imām che si chiama khaṭīb, pronuncia la khuṭba, un’allocuzione cioè che non necessariamente propone l’esegesi di brani del Corano. Esisteva già nella moschea del profeta. Sotto gli Omayadi comincia a comparire anche in altre moschee, ed è chiaramente un simbolo dell’autorità. Spesso è un oggetto rimovibile non strettamente collegato all’aspetto religioso. Per secoli, l’esistenza di una moschea con minbar ha distinto le città dai villaggi.

 

Miniatura

Il ramo principale dell’arte figurativa nell’Islam è la miniatura, conosciuta soprattutto attraverso le miniature iraniane, che superano quelle degli altri paesi islamici. Anche se sono nate come illustrazioni di libri, le miniature islamiche hanno raggiunto un livello artistico elevato. A causa dell’irrappresentabilità  l’arte della miniatura non potrebbe essere considerata sacra. Mentre le prime scuole di pittura araba di Mosul e di Bagdad del tredicesimo secolo hanno le loro radici nella pittura dei Sabei e dei Cristiani, le miniature persiane sono state modellate sulla pittura Cinese, mescolante perfettamente la calligrafia con l’illustrazione. Inoltre hanno mantenuto la riduzione dello spazio ad una superficie piana e la coordinazione delle figure umane con il paesaggio. I colpi forti e fragili della spazzola cinese sono stati sostituiti dalle linee definite e continue disegnate dal calamo, nel vero stile della calligrafia araba, mentre le superfici sagomate sono state riempite di colori pieni. Il paesaggio in una miniatura persiana era come un universo bene ordinato, inserito a volte in un’architettura cristallina che faceva di esso una struttura magica per predisporre la scena senza renderla troppo materialistica. Un collegamento fondamentale esisteva nelle miniature persiane fra scrittura e immagine, come tutti i miniaturisti famosi che sono stati calligrafi prima di diventare pittori

Moscheamasjidمسجد

La moschea è il luogo di preghiera per i fedeli dell’Islam.
La parola italiana deriva direttamente dallo spagnolo “mezquita”, a sua volta originata dalla parola araba “masjid” (arabo: مسجد) che indica il luogo in cui si compiono le sujūd, le prosternazioni che fanno parte dei movimenti obbligatori che deve compiere il fedele orante.

Un tipo di masjid particolare è la masjid jāmiʿ, una moschea più ampia, che si traduce spesso come “congregazionale”. In essa si auspica per l’Islam che si radunino collettivamente i fedeli al fine di adempiere insieme all’obbligo della preghiera obbligatoria (ṣalāt) del mezzogiorno (zuhr) del venerdì, o eventualmente per studiarvi materie di carattere religioso, in appositi luoghi a ciò delegati (iwan).

Masjid jāmiʿ

Moschea congregazionale.

Monetazione

Gli arabi della Mecca e di Medina, uniche città-stato nella penisola arabica prima dell’apparire dell’Islam, agli inizi del sec. VII non possedevano una monetazione propria. Risultano tuttavia, fin dalle origini della documentazione scritta della lingua araba, tre denominazioni generiche di monete: dīnār (pl. danānīr) per le monete d’oro, dirham (pl. darāhim) per quelle d’argento, fals (pl. fulūs) per quelle di rame o di bronzo.

Muqarnaṣ  مقرنص – 

Il Muqarnaṣ è una soluzione decorativa  originata dalla suddivisione della superficie delle nicchie angolari raccordanti il piano d’imposta circolare della cupola con il quadrato o il poligono di base, in numerose nicchie più piccole.

Spazio per le abluzioni

In genere nelle mosche più antiche è all’esterno dell’edificio.

Stilizzazione

Evitando il naturalismo, che include l’uso dello spazio tridimensionale, della prospettiva e della modellistica della figura umana in luci e ombre, l’arte islamica figurativa ha guadagnato uno spazio quasi esclusivo fra gli arabi, i mongoli, i persiani, gli indiani e i turchi. Con la stilizzazione delle forme che appartengono agli esseri viventi, l’artista musulmano poteva appagare la sua ispirazione creativa e contemporaneamente aderire alla sua fede religiosa.

ṣuwar – figure

La parola araba ṣuwar al tempo di Maometto indicava le ‘figure’, con ogni probabilità, ricami ornamentali su cuscini, o fors’anche dipinti murali.

Zihada

Spazio aggiuntivo di servizi (latrine, bagni, ecc.), all’esterno e intorno alla moschea, che in più la isola dagli altri palazzi.

A.DeL.

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Categorie:G10- Arte arabo-islamica - Art and Architecture

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