Che cos’è e come è nato Ḥamās

Logo di Ḥamās

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Che cos’è e come è nato Ḥamās

Che-cosè-Hamas

Ḥamās è un movimento politico di ispirazione religiosa che si è affermato negli ultimi anni Ottanta a spese di Al-Fatah (al-Fatḥ)  guidato da Yasser Arafat e ora controlla quasi per intero la Striscia di Gaza ed è affiancata da un’ala armata, le brigate al-Qassam, i cui membri combattono l’esercito israeliano. Ḥamās ha vinto le elezioni legislative palestinesi nel 2006 e dall’anno successivo ha cominciato a governare la Striscia di Gaza.

Ḥamās è nato nel dicembre 1987, all’inizio della prima Intifada, come espressione politico-militare dei Fratelli musulmani della Palestina.

Ḥamās, acronimo di Ḥarakat al-Muqāwama al-Islāmiyya (حركة المقاومة الاسلامية, Movimento Islamico di Resistenza, ovvero حماس, “entusiasmo, zelo”) è stata fondata dallo Shaykh Ahmad Yasin, ʿAbd al-ʿAzīz al-Rantīsī e Mahmud al-Zahar nel 1987, sotto la pressione dell’inizio della Prima Intifada, come braccio operativo dei Fratelli Musulmani, per combattere lo Stato di Israele, la cui presenza nella Palestina storica viene considerata illegittima.

Durante la Seconda Intifada, nel periodo che va dal 2000 al 2005, ha effettuato svariati attentati suicidi contro l’esercito israeliano e contro la popolazione civile dello Stato ebraico, che hanno provocato centinaia di vittime civili e militari. Ḥamās gestisce anche ampi programmi sociali, e ha guadagnato popolarità nella società palestinese con l’istituzione di ospedali, sistemi di istruzione, biblioteche e altri servizi in tutta la Striscia di Gaza.

Lo Statuto di Ḥamās si propone la cancellazione dello Stato di Israele e la sua sostituzione con un Stato islamico palestinese. La stessa Carta dichiara che “non esiste soluzione alla questione palestinese se non nel jihad”. Ciononostante, nel luglio 2009, Khaled Mesh’al, capo dell’ufficio politico di stanza a Damasco, ha dichiarato che Ḥamās era intenzionato a cooperare con una “soluzione del conflitto Arabo-Israeliano che includesse uno stato Palestinese sui confini del 1967″, a condizione che ai rifugiati palestinesi venisse riconosciuto il diritto al ritorno in Israele e che Gerusalemme Est fosse riconosciuta come capitale del nuovo stato. Ḥamās in passato ha descritto il suo conflitto con Israele come politico e non religioso ma alcuni giornalisti e gruppi di opinione sostengono che lo Statuto di Ḥamās e le dichiarazioni dei leader di Ḥamās sono state influenzate da teorie complottiste antisemite.

L’ala politica di Ḥamās ha vinto numerose elezioni amministrative locali in Gaza, Qalqilya, e Nablus. Nel gennaio 2006, Ḥamās con una vittoria a sorpresa alle elezioni parlamentari palestinesi del 2006, con il 44% circa dei voti ottenne 74 dei 132 seggi della camera, mentre al-Fath, con il 41% circa dei voti ne ottenne solo 45. La distribuzione del voto però era molto differente nei vari territori: le principali basi elettorali di Hamas erano nella Striscia di Gaza, mentre quelle del Fatah erano concentrate in Cisgiordania, questo lasciò subito presagire che, se i due partiti non avessero trovato un compromesso, sarebbe potuta scoppiare una lotta per il controllo dei due territori nei quali ciascuno dei due partiti era più radicato.[14]

A seguito della Battaglia di Gaza (2007) Ḥamās prese il controllo completo dell’omonima Striscia; nel quadro di tali eventi e tra accuse di illegalità a loro volta i funzionari eletti di Hamas furono eliminati fisicamente o allontanati dalle loro posizioni dall’Autorità Nazionale Palestinese in Cisgiordania, e i loro incarichi furono assunti dai esponenti del Fath e da membri indipendenti. Il 18 giugno 2007, il Presidente palestinese Mahmud Abbas (Fath) ha emesso un decreto che mette fuorilegge le milizie di Hamas.

Inizialmente FplpḤamās non hanno partecipato alle elezioni, rendendo possibile il trionfo di Fatah e alleati. Nelle elezioni del 2006 vi è stata una forte polarizzazione tra Fatah e Ḥamās, con solo pochi voti andati alla lista del Fplp, a quella del Fdlp e degli ex comunisti, e a quella democratico-riformista di Mustafa Barghuti.

Il sistema elettorale misto ha reso possibile ad Ḥamās di ottenere la maggioranza, pur distanziando Fatah di solo il 3%. Fino al conflitto violento Fatah-Hamas il sistema politico palestinese era dunque da ritenere bipolare, ma se si passerà a un sistema elettorale proporzionale allora il sistema diventerà probabilmente frammentato e polarizzato. Naturalmente è difficile prevedere se le fratture storiche continueranno a essere prevalenti, oppure se altre linee di contrapposizione determineranno il sistema politico palestinese.

Il ruolo delle Brigate Ezzedin al-Qassam

Le Brigate Ezzedin al-Qassam ( Brigate del martire ʿIzz al-Dīn al-Qassāmكتائب الشهيد عز الدين القسام, Katāʾib al-shahīd ʿIzz al-Dīn al-Qassām), prendono il nome da ʿIzz al-Dīn al-Qassām e costituiscono il braccio armato di Ḥamās. Create nel 1992 sotto la direzione di Yahya Ayyash, il loro obiettivo primario era di costituire un efficace gruppo militare a sostegno dei fini di Ḥamās, che da tempo consistevano nel bloccare i negoziati nati dagli Accordi di Oslo.

All’inizio della seconda intifada il gruppo divenne uno dei principali obiettivi di Israele. Le brigate operavano in alcune unità in Cisgiordania, ma molte di queste vennero distrutte nel 2004 dalle diverse operazioni dell’Israel Defense Forces. D’altra parte Ḥamās concentrò la propria forza nella Striscia di Gaza, generalmente considerata la sua roccaforte.

Attualmente a capo delle Brigate si suppone esserci Mohammed Deif (Moḥammed Ḍayf),  un personaggio misterioso: non esistono praticamente né foto né video che lo ritraggono. È stato dato per morto parecchie volte, ma le notizie si sono sempre rivelate false. Si dice che otto anni fa abbia perso gambe e braccia in uno dei numerosi tentativi di assassinarlo da parte di Israele (la sua casa a Gaza è stata bombardata anche negli ultimi giorni). A quanto pare, Deif e Issa stanno conducendo una guerra contro Israele, ma nel contempo combattono una battaglia anche contro gli esuli, cercando di sabotare quelli che loro ritengono compromessi al ribasso con Israele.

L’Operazione Margine Protettivo di Israele a Gaza

Operazione Margine Protettivo (in ebraico: מִבְצָע צוּק אֵיתָן, Mivtza ‘tzuk Eitan, “Operazione Scogliera Solida”; in arabo: الجرف الصامد, al-Jurf al-ṣāmid, col medesimo significato) è il nome in codice della campagna militare iniziata l’8 luglio 2014 dalle Forze di Difesa Israeliane contro i militanti palestinesi di Hamas.  L’8 luglio è iniziata l’offensiva israeliana Margine Protettivo, con lo scopo di eliminare Ḥamās; offensiva che ha sinora causato più di 1000 morti tra i palestinesi, in maggior parte civili e bambini. Le Brigate Ezzedin al-Qassam stanno sostenendo la maggior parte dello sforzo bellico, che non sembra ad oggi far intravedere una soluzione.

La situazione attuale

In base a semplificazioni giornalistiche che andranno verificate con più precise valutazioni storiografiche e che comunque sono utili a comprendere, almeno in parte, alcune dinamiche di oggi sembra di poter delineare una divisione all’interno del movimento.

La prima è quella più vicina all’ultimo alleato di Ḥamās in ordine di tempo, il Qatar: si tratta di un gruppo più “moderato”, capeggiato da uomini come l’ex primo ministro Ismail Haniyeh e Khaled Mesh’al, che vive in esilio proprio in Qatar. I suoi ideali non sono più espressi in maniera efficace dallo statuto fondativo di Ḥamās, dove si parla di distruzione di Israele, ma sono esplicitati meglio nel programma elettorale del 2006, in cui si parla di creazione di uno stato palestinese con capitale Gerusalemme. Per quanto moderato, questo gruppo non è mai arrivato a proporre una pace definitiva con il governo israeliano, ma – come dichiarò Meshaal nel 2006 – al massimo una tregua di dieci anni, senza la garanzia di impedire ad altri gruppi di attaccare Israele.

L’altra fazione è composta dai cosiddetti “iraniani”, cioè dai membri di Ḥamās più vicini all’Iran, più intenzionati a proseguire la guerra con Israele e meno inclini ai compromessi. Tra i leader di questo gruppo ci sono Marwan Issa, che guida la delegazione di Ḥamās in Iran e Mohammed Deif, quello che gli analisti ritengono il capo delle brigate al-Qassam, il ramo militare di Ḥamās.

Gli alleati di Ḥamās

Negli ultimi anni Ḥamās aveva affrontando una serie di problemi e difficoltà esterne e interne. Per prima cosa ha pesato l’isolamento internazionale nel quale il gruppo si è trovato da circa un anno a questa parte. La caduta di Mohammed Morsi in Egitto – esponente dei Fratelli Musulmani che fu costretto a lasciare la presidenza a causa di un colpo di stato compiuto dall’esercito – ha privato l’organizzazione di uno dei suoi principali alleati.

L’altro importante alleato di Ḥamās, la Siria, si trova in grave difficoltà a causa della guerra e non è più in grado di fornire un sostegno significativo all’organizzazione: per esempio molti leader di Ḥamās vivevano in esilio a Damasco, la capitale siriana, e hanno dovuto lasciare la città dopo l’inizio della guerra.

Il ruolo dell’Iran

Il terzo alleato nella regione, l’Iran, che si trova impegnato già su altri fronti (Siria ed Iraq) in un primo momento dopo l’attacco israeliano a Gaza del giugno 2014 è sembrato non voler o poter appoggiare l’organizzazione come faceva un tempo, ma negli ultimi giorni di luglio si è impegnato al massimo livello possibile, con un’ enunciazione della Guida suprema Ali Khamenei, a chiamare alla guerra contro Israele in appoggio ad  Ḥamās.

La guida suprema iraniana ha chiesto durante un discorso alla Tv di Stato di: “Armare i palestinesi contro Israele, cane rabbioso che sta commettendo un genocidio. Quello che fanno i leader del regime sionista è un genocidio ed una catastrofe storica. Il presidente americano Barack Obama – prosegue il leader religioso – ha emesso una fatwa affinché la resistenza palestinese venga disarmata, così che non possa rispondere a tutti questi crimini. Noi diciamo il contrario: il mondo intero, ed in particolare quello islamico, deve armare più che può il popolo palestinese”, ha aggiunto. Secondo il leader iraniano gli Stati Uniti ed i paesi europei sostengono la smilitarizzazione palestinese così che Israele possa attaccare “la Palestina e Gaza in qualsiasi momento, senza che si possano difendere”. Khamenei ha infine salutato la “forza di resistenza palestinese: un popolo circondato in un piccolo territorio, con le frontiere chiuse, privo d’acqua ed elettricità, una popolazione che affronta un nemico armato come quello del regime sionista. Questo popolo resiste senza sosta: questa è una lezione per tutti”.

 



Categorie:E05- Islam politico - The political thought of Islam

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