Yoshimoto Banana, Un viaggio chiamato vita, Jinsei no tabi wo yuku (人生の旅をゆく), 2006, tr. Gala Maria Follaco, Feltrinelli, Milano 2010.
Il libro
Più che un saggio si tratta una raccolta di brevi pensieri prevalentemente sul viaggio, ma anche sul Giappone moderno con la sua eccessiva attenzione al risultato, sugli amici ed i rapporti, sul figlio e la maternità, sul cibo (non poteva mancare in un’opera di banana!) e sul successo.
La vita è un viaggio e come tutti i viaggi si compone di ricordi. In “Un viaggio chiamato vita”, Yoshimoto Banana raccoglie preziosi frammenti di memoria e ci porta con sé, lontano nel tempo e nel mondo.
Dalle emozioni del primo amore alla scoperta della maternità, dalle piramidi egiziane alla Tokyo degli anni settanta. Con la consueta leggerezza della sua scrittura, ricostruisce le emozioni dell’esistenza a partire da un profumo, da un sapore, da un effetto di luce o dal rumore della pioggia e del vento. E così che una pianta di rosmarino ci trasporta da un minuscolo appartamento di Tokyo al tramonto luccicante della Sicilia, e che un contenitore pieno di alghe diventa l’occasione per esplorare il dolore della perdita. I pensieri in libertà di Banana Yoshimoto ci accompagnano fino al centro del suo mondo letterario e lungo il nostro personale “viaggio della vita”, fatto di promesse e di incontri, di stupore e di meraviglia, di malinconia e di sofferenza.
Penetranti le sue riflessioni sul Giappone:
“Essere persone significa stare con altre persone, custodire il desiderio di attraversare all’infinito città permeate di nostalgia e ricordi. Significa voler vivere nel luogo in cui si è nati, in cui si è cresciuti, e quando i propri figli un giorno saranno grandi, e poi con i propri nipoti, vivere nello stesso paese, nella stessa città… Spero che il Giappone non se ne dimentichi mai, che se ne ricordi.”
“Avevo smesso di pensare con la mia testa, e di prendermi le mie responsabilità. È una cosa che succede in continuazione se si vive in Giappone.”
“In particolare sono gli anziani e le giovani donne a essere sottoposti più di altri a questa pressione.
(…)
Molte di loro, schiacciate dalle richieste del mondo attuale, si sono ritrovate escluse, hanno perso la salute, si sono imbruttite e soffrono, tanto da non riuscire più a parlare con la gente. Vorrei più di ogni altra cosa che qualcuno me le restituisse così come erano prima.
(…)
Mi viene voglia di chiedere perché quelle normali ragazze, ognuna delle quali era dotata di un talento unico, di un sorriso insostituibile, di un animo gentile, si siano ridotte così. Sono loro i veri canarini delle miniere.
(…)
E in un sistema freddo, che non concede un attimo di respiro, afflitto da tutti questi problemi, è alle giovani donne che si chiede di tenere la casa in ordine, di restare belle nonostante l’avanzare degli anni, di essere aggiornate, di abbandonare valori superati ma allo stesso tempo di andare d’accordo con i genitori e con i suoceri, di sostenere il proprio uomo, di mettere al mondo bambini. Tutto questo è troppo.
(…)
Però ci sono persone con un forte senso del dovere, serie, corrette, che cercano in ogni modo di farlo, e finiscono così per crollare, perché lo stress è superiore al piacere e al benessere. La vita è una sola, e ogni persona è unica. È la cosa più importante di tutte, eppure troppo spesso ce ne dimentichiamo. Non siamo nati solo per mangiare, né per guadagnare denaro, né per starcene senza far nulla, né per lasciare eredi, né tantomeno per invecchiare. Non siamo invece venuti al mondo perché dentro di noi brucia la fiamma di una passione? Per fare fino in fondo le cose per cui siamo portati? Non sia mo qui, adesso, per amare i nostri cari e creare tanti bei ricordi, e portarli con noi fino a quando moriremo, senza rimpianti?”
L’autore:
Yoshimoto Banana (pseudonimo di Yoshimoto Mahoko) è nata a Tokyo ne 1964.
Suo padre, Takaaki Yoshimoto, è un famoso critico letterario e poeta di formazione marxista i cui lavori hanno influenzato profondamente i movimenti radicali studenteschi giapponesi degli anni ‘60. L’infanzia di Mahoko è caratterizzata da una libertà molto superiore a quella delle sue coetanee dovuta principalmente alle idee politiche del padre. Già prima della laurea, infatti, esce di casa e si trasferisce in un appartamento che condivide con il fidanzato. Dopo il diploma in arte e letteratura preso nel 1987 presso la Nihon University in Tokyo, Mahoko assume lo pseudonimo deliberatamente androgino di “Banana” ed inizia la carriera di scrittrice. Qualcuno ha supposto che la scelta del nome “Banana” sia legata alla passione dell’autrice per i fiori rossi del banano, pianta di cui tiene un esemplare nella casa di Tokyo, ma “Banana” è anche, e soprattutto, un nome che si pronuncia quasi ugualmente in tutte le lingue e si ricorda molto facilmente. Lei, intervistata sull’argomento, ha risposto semplicemente di avelo scelto perchè… è carino.
I primi tempi non sono molto facili, Mahoko lavora come cameriera in un golf-club guadagnando 480 dollari al mese (una vera miseria in Giappone) e nelle pause del lavoro abbozza i suoi racconti sui tavolini del caffè del club. L’attesa è però breve e già nel 1988, con la pubblicazione di “Kitchen” (oggi tradotto in venti lingue), il nome di Banana Yoshimoto balza agli onori della critica letteraria. Per questo romanzo d’esordio, infatti, le viene assegnato il premio Kaien per gli scrittori esordienti nel Novembre 1987 e, successivamente, il premio letterario Izumi Kyoka nel Gennaio 1988. Il verdetto è unanime: è nata una stella! Anche se non tutti i critici sono concordi per quel che riguarda il valore letterario delle sue opere, queste vengono ampiamente tradotte (e vendute). La semplicità, almeno apparente, dello stile viene compensata dalla forte carica polemica (e politica) e dai temi, anche scabrosi, che vengono affrontati con la massima disinvoltura. A quasi vent’anni dall’esordio letterario Banana Yoshimoto ha recentemente dichiarato di essere oggi interessata a nuovi argomenti, come l’esoterismo e l’humor nero, ha avvisato i lettori di tenersi pronti per qualcosa di veramente nuovo e non ha nascosto di aspirare al premio Nobel…
Curiosità:
– Il padre Takaaki è anche autore di un saggio su sua figlia intitolato “Yoshimoto Takaaki X Yoshimoto Banana”.
– “Kitchen” è in realtà costituito da tre romanzi brevi, tra i quali “Moonlight Shadow” che è in assoluto il primo romanzo scritto da Banana Yoshimoto, essendo stato presentato come saggio di laurea nel 1987.
– I suoi registi preferiti sono Dario Argento e Nanni Moretti, che definisce, in un’intervista, “serio ma comico allo stesso tempo”.
– Gli scrittori stranieri che preferisce sono Isaac B. Singer, Truman Capote e David H. Lawrence; il suo scrittore giapponese preferito è Marakami Ryu (autore di “Blu quasi trasparente”); il libro del cuore è “Cime tempestose” di Emily Bronte.
– La versione in inglese del suo libro Lucertola è stata dedicata alla memoria del defunto cantante rock Kurt Cobain.
– Anche la sorella di Banana, Haruno Yoiko, è un personaggio pubblico in giappone. E’ infatti famosa per la sua attività di disegnatrice di cartoni animati.
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