L’espansione dell’Islàm nel subcontinente indiano

L’espansione dell’Islàm nel subcontinente indiano

Il subcontinente indiano era diviso tra regni e stati minori. Tra il 712 ed il 745 gli arabi erano penetrati sull’Indo ed in Transoxiana.

Trascorsi due secoli, tra il 999 ed il 1030, il Sultano Mahmud di Ghazna, musulmano dal Turkestan discese in India, creando un potentato a ridosso dell’Indo in seguito all’anarchia dovuta al decadimento del califfato. In breve, il reame ghaznavide e la dinastia Rajput, che dominavano il Nord dell’India, furono sconfitte, definitivamente nel 1192 con la battaglia di Tarori.

Nel 1206 i musulmani poterono così entrare in India stanziandosi nel Nord e creando il sultanato di Delhi. Particolarità di questo sultanato era la coesistenza di arabi, turchi, mongoli e indù. Vi erano crisi interne sia per tensioni etniche-religiose sia per la mancanza di regole per la successione dei sultani. Il sultanato resse per 3 secoli, resistendo ai Mongoli e addirittura penetrando, ad opera del Sultano Muhammad ibn Tughuluq “secondo Alessandro”, nel Deccan e nel meridione dell’India (1330). Nello stesso periodo venne sradicato il buddismo dalla penisola. Dal 1347 però la reazione indù iniziò a partire contro il Deccan, che fino al 1527 fu spezzettato in più staterelli musulmani. Intanto Tamerlano tra il 1398 ed il 1399 assalì da Nord il sultanato, che crollò. Delhi venne saccheggiata. Solo tra il 1494 ed il 1530 il signore islamico di Kabul sferrò un nuovo assalto musulmano all’India, con la vittoria di Panipat (1526) contro i resti del Sultanato di Delhi e la seconda vittoria di Panipat (1556) contro gli indù, ad opera però di Akbar, che fino al 1605 fu il Gran Mogol. Alla sua corte a Delhi furono presenti letterati, poeti e scrittori, e pittori. Sorse inoltre il Taj Mahal. Tra il 1612 ed il 1613, però inglesi e portoghesi iniziarono a stanziarsi sulle coste indiane. Gli ultimi reami islamici a Delhi e nel centro dell’India vennero spazzati via dalle lotte lotte tra indù e inglesi

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