Diciassette anni fa a Srebrenica ottomila musulmani furono massacrati dalle truppe serbo bosniache guidate da Ratko Mladic durante l’assedio della città, nel 1995.
Al cimitero di Potocari migliaia di persone si sono ritrovate l’11 luglio per prendere parte alla commemorazione del genocidio e ai funerali di più di 520 vittime, identificate negli ultimi dodici mesi.
Le bare accolgono i resti riesumati da fosse comuni scoperte quest’anno. Circa settemila le persone a cui finora è stato dato un nome ma le ricerche vanno avanti, mentre all’Aja, davanti al Tribunale Penale Internazionale, Radovan Karadzic e Ratko Mladic devono rispondere dei crimini commessi.
Alla funzione religiosa il capo della comunità islamica Mustafa Ceric e per la prima volta un leader religioso non musulmano, Arthur Schneier, rabbino capo della sinagoga Park East di New York.
Il massacro di Srebrenica è stato un genocidio e crimine di guerra, consistito nel massacro di migliaia di musulmani bosniaci nel luglio 1995 da parte delle truppe serbo-bosniache guidate dal generale Ratko Mladić nella zona protetta di Srebrenica che si trovava al momento sotto la tutela delle Nazioni Unite.
Compiuto anche sull’appoggio dei gruppi paramilitari guidati da Arkan, è considerato uno dei più sanguinosi genocidi avvenuti in Europa dai tempi della seconda guerra mondiale: secondo fonti ufficiali, le vittime del massacro furono 8.372, sebbene alcune associazioni per gli scomparsi e le famiglie delle vittime affermino che furono oltre 10.000. Al momento (marzo 2010), grazie al test del DNA, sono state identificate 6.414 vittime, mentre migliaia di altre salme esumate dalle fosse comuni attendono ancora di essere identificate.
I terribili fatti avvenuti a Srebrenica in quei giorni sono considerati tra i più orribili e controversi della storia europea recente e diedero una svolta decisiva al successivo andamento della guerra in Jugoslavia. Il Tribunale penale internazionale per l’ex-Jugoslavia (ICTY) istituito presso le Nazioni Unite ha accusato, alla luce dei fatti di Srebrenica, Mladić, Arkan e altri ufficiali serbi di diversi crimini di guerra tra cui il genocidio, la persecuzione e la deportazione. Gran parte di coloro cui è stata attribuita la principale responsabilità della strage, siano essi militari o uomini politici, a parte Arkan morto assassinato nel 2000, è tuttora latitante. Ratko Mladić, invece, è stato arrestato il 26 maggio 2011, dopo 16 anni di latitanza.
Un video che mostra l'”evidenza dei fatti” fu trovato in possesso di Nataša Kandić, un abitante del luogo, e ritrasmesso dai media e utilizzato come prova nel processo contro Slobodan Milošević alla corte Internazionale dell’Aja.
Il 31 marzo 2010 il parlamento della Serbia ha approvato dopo quasi 13 ore di discussione una risoluzione in cui condanna il massacro (senza definirlo genocidio) e chiede scusa per le vittime.
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